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Lewis Carroll |
Il testo ripercorre le principali leggende nere su Carroll, talvolta svelandone la falsità manifesta (testimonianze fasulle, date che non tornano, interessi privati avversi, etc.) altre volte un po’ più acrobaticamente cerca di ammorbidire l’impatto di alcuni elementi (ad esempio le foto delle bambine discinte) argomentando la necessità di contestualizzare, per meglio comprendere e mettere nella giusta prospettiva, ciò che agli occhi moderni appare come un indizio di accusa.
Nel saggio scopriamo che l’immagine del Carroll asessuato e sublimante profeta del mito dell’infanzia è probabilmente solo la proiezione del più comune desiderio dei suoi apologeti; per contro anche il cliché di mostro represso e lubrico sarebbe frutto di altrettanta fantasia e pruriginoso pettegolezzo. Le mitiche identificazioni della musa di Carroll (in Alice Liddell) sarebbero poi errate, più di una una donna se ne attribuì il ruolo (cercando di attrarre su di sé i fari della celebrità), tutte mentirono.
L’ostinato riserbo della famiglia Liddell e persino l’allontanamento di Carroll dalla famiglia avrebbe più a che fare con un possibile tradimento muliebre che non l’interesse improprio per le bambine.
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Alice Liddell |
Il volume comprende numerose foto alcune delle quali certo urtano la sensibilità comune: la piccola Alice vestita in parte di cenci, le cui pudiche nudità (niente di hard per carità: solo una spalla o una caviglia, in perfetto stile dell’epoca) colpiscono però per le pose ammiccanti. Carroll eseguiva lui stesso i ritratti fotografici ai piccoli figli dei suoi conoscenti (una novità e una moda ai tempi) e viene ricordato nel saggio che tra le cose che gli appartenevano è stata ritrovata una voluminosa collezione di ritratti di nudi preadolescenziali. Anche se l’autrice spiega che all’epoca si idealizzava la figura infantile come angelicata e asessuata e che erano le stesse famiglie a volere quel tipo di ritratti di moda, resta l’imbarazzo, anzi l’urto che inevitabilmente oggi comporta una tale verità.
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Carroll in uno dei suoi "pomeriggi dorati" |
Cosa accadde davvero non è dato sapere, tutti i protagonisti furono sempre evasivi in proposito (e gli eredi hanno distrutto le parti dei diari che avrebbero potuto chiarire la questione); quello che è certo è che la riconciliazione che Carroll tentò rimase irrealizzabile.
A discarico dei sospetti di pedofilia il saggio ripercorre alcune frequentazioni romantiche di Carroll con numerose donne adulte che gli furono vicine nel corso degli anni.
Al termine della lettura di questo saggio non tutti i dubbi saranno fugati, anzi avrete nuove domande destinate a restare senza risposta, ma una cosa è certa il mito di Carroll asessuato alfiere dell’infanzia perduta sarà svanito. Tra nuove luci e qualche ombra che resiste, emerge un ritratto di Carroll come uomo terreno, ambizioso e geniale ma non privo di debolezze e contraddizioni, un Carroll certamente più realistico delle mitizzazioni tutto bianco o tutto nero, fatte da adoranti sostenitori e livorosi detrattori.
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